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Immagine del redattoreMatteo Trevisan

Implicazioni del Cambiamento Climatico: Minore Necessità di Riscaldamento

Con una minore necessità di energia per il riscaldamento, si verifica una crescente richiesta di energia per il raffreddamento. L'Europa delle regioni sta tracciando una mappa che conferma le tendenze degli ultimi anni e, in modo indiretto, anche il cambiamento climatico. Nel periodo compreso tra il 1992 e il 2022, ovvero in un arco temporale di tre decenni, la media annuale dei gradi-giorno di riscaldamento nell'Unione Europea ha seguito un andamento chiaramente in calo. All'inizio di questo periodo, si contavano 3.209 gradi-giorno di riscaldamento all'anno. Tuttavia, tre decenni dopo, nel 2022, questo numero è sceso a 2.858 gradi-giorno all'anno, secondo i dati forniti da Eurostat, rappresentando una riduzione dell'11%. Questo calo nella necessità di riscaldamento è dovuto in parte all'aumento delle temperature globali, nonché ai progressi nel campo dei materiali isolanti e alla ristrutturazione degli edifici.


Cambiamenti nelle Esigenze di Riscaldamento o Raffreddamento in Europa

Nel confronto tra il 1992 e il 2022, esaminando il numero di gradi-giorno all'anno, emerge un quadro interessante. L'Europa sta lavorando verso l'obiettivo di edifici a emissioni zero entro il 2050, mettendo il riscaldamento in primo piano, specialmente durante i mesi invernali quando i termosifoni vengono accesi in molte città italiane, dal nord al sud. I gradi-giorno di riscaldamento (HDD) e di raffreddamento (CDD) sono indicatori tecnici basati sulle condizioni meteorologiche, creati per valutare il fabbisogno energetico degli edifici in termini di riscaldamento o raffreddamento.

Ad esempio, la Finlandia ha registrato il valore medio annuale più alto di gradi-giorno di riscaldamento nel 2022 con 5.656, mentre Malta ha riportato un valore molto più basso, pari a 534. In altre parole, in un edificio a Malta è stato richiesto un fabbisogno di riscaldamento dieci volte inferiore rispetto alla Finlandia. Inoltre, mentre la riduzione dei gradi-giorno tra il 1992 e il 2022 nelle regioni settentrionali della Finlandia è stata inferiore al 6%, Malta ha sperimentato una diminuzione del 13,5%. A Cipro, partendo da un livello iniziale significativamente più alto rispetto a Malta, la necessità di riscaldamento nelle case è diminuita di oltre il 41%. Queste tendenze possono essere visualizzate attraverso mappe basate sui dati forniti da Eurostat, che permettono di confrontare le diverse regioni europee.

Uno dei punti chiave emersi dalle mappe è che sembra che l'esigenza di riscaldamento delle case sia diminuita in misura maggiore nell'Europa meridionale rispetto ai paesi nordici. Questa tendenza è parzialmente confermata in Italia. Ad esempio, la mappa delle regioni italiane mostra che Bolzano (-10,7%) e Trento (-14%) hanno registrato una riduzione dei gradi-giorno di riscaldamento, in linea con i dati delle regioni austriache limitrofe. Nelle regioni settentrionali italiane, come la Lombardia (-16,6%), il Piemonte (-19,4%), il Veneto (-11,6%) e l'Emilia-Romagna (-13,7%), è emersa una tendenza simile. In modo speculare, l'esigenza di raffreddamento delle case durante l'estate è aumentata considerevolmente, soprattutto al sud e nelle aree urbanizzate. A Milano, ad esempio, il numero di gradi-giorno di raffreddamento è passato da 186 nel 1992 a 472 nel 2022, segnando un aumento del 153%. Questa tendenza si riscontra anche in altre province della Pianura Padana, oltre che a Napoli, nel sud della Sardegna e in altre province del meridione italiano. Un caso sorprendente è la provincia di Roma, dove la necessità di raffreddamento è cresciuta del 205% in trent'anni, mentre la richiesta di riscaldamento è diminuita solo dell'8,5%, un calo relativamente modesto, soprattutto considerando il clima generalmente mite della capitale. Questa discrepanza potrebbe essere attribuita alla massiccia presenza di uffici pubblici, in cui si presume che l'attenzione all'efficienza e ai consumi energetici sia più bassa.

In generale, le variazioni nelle esigenze di riscaldamento e raffreddamento delle case sono influenzate da tre principali fattori, come spiega Nicolò Aste, docente del dipartimento di Architettura Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano: il primo è il cambiamento climatico, il secondo è una diversa percezione del comfort e il terzo è l'adozione di nuovi materiali da costruzione. Tuttavia, il tasso di rinnovamento degli edifici in Italia è piuttosto lento, con soli circa l'1% degli edifici che vengono ristrutturati annualmente. Pertanto, nuovi materiali, isolamenti termici e altre tecnologie sono destinati a rivoluzionare l'approccio al riscaldamento in Europa. L'architettura edilizia sta passando da un modello in cui si costruivano edifici per riscaldare nel nord e per raffreddare nel sud a una situazione in cui le esigenze sono in evoluzione.

Inoltre, è importante notare che circa il 35% degli edifici dell'Unione Europea ha più di 50 anni, e quasi il 75% del patrimonio edilizio europeo è inefficiente dal punto di vista energetico. Tuttavia, se si guarda indietro nel tempo all'inizio delle rilevazioni, emerge chiaramente un trend: in Europa, i valori dei gradi-giorno di riscaldamento (HDD) sono diminuiti del 19% tra il 1979 e il 2022, con una costante diminuzione della necessità di utilizzare energia per il riscaldamento. Dopo il 1999, ad eccezione di quattro anni (2001, 2003, 2004 e 2010), i gradi giorno di riscaldamento sono stati costantemente inferiori alla media degli ultimi 42 anni.

Risorse Europee per la Transizione Energetica

La politica di coesione europea mette a disposizione risorse, anche per l'Italia, allo scopo di affrontare la transizione energetica e finanziare interventi strutturali per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Tuttavia, queste risorse non vengono sempre utilizzate per questo scopo. In Italia, ad esempio, alcuni miliardi del programma React-Eu 2014-2020 sono stati destinati al bonus energetico per aiutare famiglie e imprese a coprire le spese energetiche in aumento. La Commissione europea ha rilevato che, sebbene ciò abbia facilitato la spesa e l'utilizzo delle risorse del periodo 2014-2020, non ha rappresentato una soluzione strutturale.

Per il periodo 2021-2027, la politica di coesione europea mette a disposizione degli Stati membri oltre 50 miliardi di euro per il miglioramento dell'efficienza energetica e l'adattamento ai cambiamenti climatici, su un totale di 366 miliardi di fondi. I programmi italiani finanziati dai fondi europei dedicano meno di 8 miliardi a misure relative all'azione per il clima, su un totale di 42 miliardi.

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